Da qualche tempo, ormai, anche nel nostro Paese si sente sempre più spesso parlare di Blockchain (letteralmente “catena di blocchi”). Si tratta di una innovativa architettura digitale che, già in molteplici settori, consente sviluppi all’avanguardia ed è caratterizzata da:

  • decentralizzazione (ogni partecipante al network conserva copia dei dati; tale struttura fa sì che gli scambi possano avvenire senza l’ausilio di intermediari, il che comporta notevoli benefici a livello di sicurezza);
  • immutabilità (i dati non sono suscettibili di modificazioni, salvo consenso unanime degli iscritti);
  • sicurezza (accesso al network crittografato con eliminazione del rischio di intercettazione durante lo scambio di informazioni);
  • trasparenza (ogni partecipante visualizza e, a garanzia di veridicità, approva tutte le transazioni);
  • innovazione.

Già testata a livello globale, la Blockchain garantisce oggi un elevatissimo grado di certezza matematica, grazie anche all’utilizzo di algoritmi che sviluppano un sistema ordinato, logico e coerente in grado di funzionare 24 ore su 24 e dunque idoneo a fornire costantemente un dato corretto ed aggiornato.

Proprio in ragione di queste peculiarità, come segnalato da importanti esponenti del settore in occasione di “Fiera del Credito”, evento tenutosi a Milano lo scorso giugno 2018, anche nel mondo delle Utilities (settore da sempre, peraltro, caratterizzato da un elevato livello di informatizzazione) è approdata la Blockchain e si parla già di come – a tendere – questo strumento consentirà sempre più di omogeneizzare, certificare e rendere fruibili i flussi massivi di dati che necessariamente devono essere scambiati tra società di vendita e distributori di energia.

Uno dei grossi problemi che, in prima battuta, le società energetiche stanno cercando di risolvere grazie all’ausilio della Blockchain riguarda la misurazione dei consumi, ed è rappresentato dal disallineamento dei dati riferibili a consumi effettivi e reali (pesando dunque sulla certezza del dato finale), anomalia che attualmente impatta in modo considerevole sul lavoro quotidiano degli operatori del settore e, come ben si potrà immaginare, direttamente anche sui singoli consumatori. L’obbiettivo finale è quello di giungere ad una “disalimentazione 4.0”, che consentirà, peraltro, una riduzione dei costi di attività.

Non tutti però sono favorevoli allo sviluppo di questo strumento, considerato dai meno avveniristici non integralmente in grado di sostituire l’intervento di personale specializzato e, comunque, non idoneo a sostituire gli attuali sistemi di certificazione. Sarebbe un’illusione pensare che la Blockchain possa sopperire a tutte le attuali esigenze del sistema, ma occorre tenere in considerazione le enormi potenzialità dello strumento in raffronto (a detta degli esperti in materia) dei bassi investimenti da effettuare per una sua eventuale implementazione.

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